L'eccessiva fertilizzazione delle nostre acque con l'aggiunta di composti del fosforo ha spinto i legislatori a imporre limiti sempre più severi all'introduzione di fosfati, ad esempio con la Direttiva Quadro sulle Acque e la Legge sul Bilancio Idrico.
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L'eliminazione dei fosfati mediante precipitazione fisico-chimica converte i fosfati disciolti in fosfati non disciolti e li elimina come solidi dalle acque reflue. I precipitanti utilizzati sono tipicamente sali di ferro, tra cui cloruro di ferro (FeCl2 o FeCl3), cloruro di ferro solfato (FeClSO4) o solfato di ferro (II) (FeSO4) e cloruro di polialluminio (PAC), alluminato di sodio o cloruro di alluminio.
I precipitanti sono di per sé inquinanti per l'acqua, pertanto sono obbligatorie misure di rilevamento delle perdite e di prevenzione delle perdite incontrollate.
L'eliminazione dei fosfati può essere tecnicamente attuata in diversi modi. Ogni metodo presenta vantaggi e svantaggi specifici
Precipitazione simultanea: Miglioramento del funzionamento del sistema
Precipitazione con fase biologica a valle: Spesso utilizzata per alleggerire gli impianti di trattamento delle acque reflue, ma non sempre utile come soluzione permanente
Precipitazione successiva: Ottimi tassi di drenaggio del fosforo, ma con un elevato consumo di precipitante
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